Passano gli anni nel setaccio temporale che perfino l’uomo mesto del Quirinale ammette oggi la responsabilità penale di apparati statali, definiti “il male”, per aver spinto giù dal davanzale chi comprese il sistema infernale a difesa della cricca padronale pronta a celebrare il funerale della lotta democratica, popolare, due settimane prima di Natale.
La vittima, figura innocente e sacrificale, è aggiunta con cipiglio istituzionale con le altre vittime sul memoriale di una strage, la cui mano statale, è ancora celata nel cinquantennale della tragica esplosione iniziale a cui seguirono in modo esponenziale altre bombe fasciste, da manuale, per prolungare la tensione apicale di un terrore cinico, crudele, virale.
Purtroppo la vittima non può più parlare di chi ha visto quella notte bestiale alla Questura, luogo del suo capezzale, ordire la trama del disegno criminale e correggere la storia ufficiale che del 12 dicembre non vuol ricordare dello Stato la responsabilità integrale, per la sua morte affatto accidentale dopo che in motorino, in via amicale, seguì Calabresi, ignaro del volo finale.
Gianfranco Marelli
12 dicembre 2019